lunedì 3 dicembre 2018

Compleanni a ore




Sono nella fase della vita in cui ogni fine settimana c'e' un compleanno di qualche bambino/a che fa o 7 anni (come mio figlio) o 3 anni (come mia figlia).

Solo che queste feste di compleanno hanno una carattersitica molto strana. Sull'invito ti scrivono data, luogo, ora d'inizio e ora di fine. Ieri era "dalle 14 alle 16", ma il campione tutt'ora imbattuto rimane un invito per una festa domenica mattina "dalle 9.30 alle 11". Almeno posso bestemmiare tranquillamente tanto nessuno mi capisce.

Ora non e' che io vado alle feste per poi restarci a dormire (non piu'), pero' 'sto fatto del "dalle/alle" proprio faccio fatica a digerirlo. Mia moglie dice che gli anglosassoni hanno bisogno di dire a che ora finisce senno' si sentono a disagio a andarsene. Beh, certo, non fa una grinza.

Senz'altro c'e' qualcosa di molto anglosassone in tutto cio', ma mi sfugge. Qualcosa avente a che fare con l'inesauribile bisogno di regole, quella disperata necessita' di questa gente di stabilire leggi per poter navigare il mondo, senza delle quali sarebbe l'anarchia del libero arbitrio. Quindi non e' che posso semplicemente decidere "vabbe' ciao" - no, ci deve essere una procedura scritta ("carta canta!") che mi autorizza a andarmene adesso. Di sicuro c'entra pure il capitalismo anche se adesso non mi va di starci a teorizzare intorno.


martedì 27 novembre 2018

Sliding doors


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Tredici anni all'estero, di cui quasi otto in Australia. Doveva essere una cosa temporanea, una di quelle scelte che si fanno dopo la laurea, quando la fame di vita, la voglia di scoprire il mondo, la coscienza che l'Italia quella e', ti fanno fare scelte "forti".

Ricordo ancora quel giorno di Aprile 2005, quando mio padre mi accompagno' all'aeroporto di Ciampino, per il celebre volo Roma-Londra Stansted, che sarebbe diventato uno dei capisaldi della mia esistenza per i successivi due anni. Partivo alla volta di una citta' grande quanto l'Abruzzo, da solo e senza conoscere nessuno. Unica arma - sapevo l'inglese, che ero reduce da un anno in California con il Progetto Overseas dell'Universita' di Bologna. Papa' mi guardava a meta' tra lo stupito e l'orgoglioso, lui che da casa non si era mai allontanato, come anche mia madre, mia sorella, i miei zii, quasi tutti i miei amici d'infanzia... Vado per un po', un anno, massimo due, poi torno. Tanto cosa ho da perdere a stare qui?

Il progetto era di andare, poi tornare. Perfezionare l'inglese, che nella vita serve sempre. Infatti, alla fine quello era l'obiettivo: volevo solo imparare l'inglese.